Madri che uccidono i propri figli. E’ cosi vero paragonarle a Medea? Se Medea si fosse fatta curare, avrebbe ucciso i suoi figli?
Medea soffriva di disturbo borderline di personalità? I media hanno paragonato l’uccisione della piccola Elena da parte della madre al mito di Medea. Più che un mito, oggi parlerei di una vera e propria patologia psicologica. Medea forse soffriva di disturbi psicologici? Difficile da dire a quel tempo. E la letteratura parla di miti, ma non accenna alla malattia psichiatrica o psicologica, che è molto diffusa nella società contemporanea.
Quale madre sana ucciderebbe la propria figlia? Troppa rabbia, troppo odio? Ma la rabbia e l’odio sono due sentimenti umani che tutti proviamo. Se però portati all’estremo non sono più sani, diventano una patologia seria che va curata. E perché è così difficile riconoscere queste malattie e quindi curarle?
Al tempo di Basaglia chi non stava bene era definito un “matto”, con il significato più negativo del termine. I matti erano rinchiusi nei manicomi, per diversi motivi; certamente chi “psicologicamente” non stava bene, ma anche chi aveva dipendenze , chi era povero o faceva fatica a gestire la propria vita. Addirittura C. Bogliolo, famoso medico psichiatra, nel suo libro di “Psichiatria per gli infermieri psichiatrici”, pubblicato nel 1974, definiva così i disturbi di personalità: “Personalità psicopatiche sono state definite quelle “di coloro che per la loro stessa natura soffrono e fanno soffrire la società”. Una malattia che fa soffrire la Società.
Meno male che oggi le cose sono diverse e che con la legge Basaglia (legge 180) i manicomi sono stati chiusi.
Si sono fatti passi giganti in campo psichiatrico e psicologico. Oggi si parla di diversi disturbi di personalità, che a differenza di patologie più gravi, possono essere curati con medicinali e percorsi terapeutici, fino alla scomparsa di questi.
Eppure nella società moderna le malattie psicologiche o psichiatriche non sono molto tutelate e curate. Come mai?
Primo, perché la stessa Società fa fatica ad accettare queste malattie come “normali malattie” e quindi a riconoscerle e ad aiutare chi ne soffre.
Una donna quasi laureata, in un paesino del Sud come poteva essere aiutata? Probabilmente la famiglia stessa non ha visto i disturbi della figlia oppure ha fatto fatica ad accettare che la figlia soffrisse di un disturbo di personalità che deve, come tutte le malattie, essere curato con dei medicinali e delle cure adeguate.
Perché Martina Patti ha avuto il coraggio di uccidere il sangue del suo sangue? Non si parla di coraggio e anche parlare di troppa rabbia nei confronti del marito è sbagliato. La rabbia e l’odio sono due sentimenti umani. Solo quando portati all’estremo si definiscono patologie psicologiche e psichiatriche molto forti, che vanno diagnosticate e curate prima che portino a compiere un gesto estremo quale l’omicidio.
Non esistono madri “mostri”, ma madri ammalate, che non stanno bene.
Questo non giustifica il gesto atroce che Martina Patti ha compiuto. Ma forse Martina andava anche guardata subito ai primi segnali di squilibrio. Perché solo una rabbia “malata” può portare ad una simile atrocità.
Che Medea fosse affetta da un grave disturbo di personalità? chi può dirlo. Lasciamo i miti alla letteratura.
Solo riflettendo sull’esistenza e cercando una cura ai disturbi psicologici, sempre più diffusi nella nostra società, forse riusciremo a fermare anche tante atrocità su persone innocenti.
Pace all’anima della piccola Elena, che ora risposi in paradiso.
Foto dal web
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